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Cosa sono, come funzionano e dove si possono spendere i buoni pasto

L’usanza di distribuire ai lavoratori dei buoni su cui è stampato un controvalore in denaro per consentire loro di potersi pagare il pranzo durante la pausa dal lavoro, fu lanciata nel 1954 nel Regno Unito.

Nacque così il Ticket Restaurant, o buono pasto, come lo chiamiamo in Italia.

Si trattò di una soluzione alquanto ingegnosa, utile per risolvere il problema della mancanza della mensa interna in alcune aziende. Non a caso, l’impresa più importante a livello internazionale nel settore dell’emissione e gestione dei buoni pasto è inglese e si chiama Accor Services.

A fondarla nel 1954 fu un imprenditore inglese, John R. Hack, che scoprì per caso l’uso di questi buoni che venivano consegnati alla cassa del ristorante da alcuni lavoratori.

Il successo fu crescente e di tali proporzioni da far si che potesse valicare in pochi anni le frontiere nazionali e abbracciare il mercato internazionale.

Col passare degli anni, altre aziende hanno fondato il loro core business in questo settore di emissione di questi mezzi di pagamento che hanno la caratteristica di poter essere spesi esclusivamente per generi alimentati o per pagare un pasto presso un locale di ristorazione.

Un’altra importante impresa che opera in questo settore, molto conosciuta anche in Italia, è la multinazionale Endered che è stata fondata nel 2010 dalla Accor.

I buoni pasto in Italia: normative di riferimento

In Italia il sistema dei buoni pasto fu introdotto a metà degli anni ’70. Col passare del tempo i ticket restaurant si sono diffusi a macchia d’olio e fu necessario creare delle regole normative che furono inserite all’interno del Dpcm del 18 Novembre 2005 e successivamente abrogato dall’articolo 358 del DPR 207/2010.

Attualmente, le normative che regolano i buoni pasto in Italia sono fondamentalmente due: il DL 50/2016 (all’art. 144) ed il DM 122/2017.

Nella Legge di Bilancio 2020 sono state anche introdotte alcune modifiche che hanno cambiato i parametri relativi ai limiti per le esenzioni fiscali.

La svolta tecnologica: i buoni pasto elettronici

Nel 2012 ecco la svolta tecnologica: i primi buoni pasto elettronici entrano a far parte del sistema di pagamento dei pasti dei lavoratori e due anni dopo tre aziende (Qui! Group, Sodexo Benefits&Rewards Services e Day Ristoservice Group Up) stringono un accordo per sviluppare un POS (sistema di pagamento elettronico dall’inglese Point Of Sale che significa punto vendita) per la lettura dei ticket restaurant elettronici.

Fin qui hai scoperto la storia e l’evoluzione dei buoni pasto, ma passiamo ora a qualche informazione che ti porterà a comprendere meglio alcuni punti importanti: chi ne ha diritto, come si usano, quali sono gli esercizi commerciali che accettano i ticket restaurant in pagamento, se esistono limiti di utilizzo quotidiano ed eventuali agevolazioni fiscali.

Buono pasto: che cos’è?

Sappiamo tutti, genericamente, cosa sia un buono pasto, ma la definizione esatta è contenuta nel Decreto Ministeriale 122/2017 ed è la seguente:

Documento di legittimazione, anche in forma elettronica, avente le caratteristiche di cui all’articolo 4, che attribuisce, al titolare, ai sensi dell’articolo 2002 del codice civile, il diritto ad ottenere il servizio sostitutivo di mensa per un importo pari al valore facciale del buono e, all’esercizio convenzionato, il mezzo per provare l’avvenuta prestazione nei confronti delle societàdi emissione

Se ti stai chiedendo cosa significhi servizio sostitutivo di mensa reso a mezzo buono pasto la risposta è semplice: si tratta del servizio di somministrazione di bevande e di alimenti presso determinati esercizi commerciali, la cui lista con le specifiche è contenuta all’art. 3 del DM e di cui più avanti scoprirai altre utili informazioni.

In poche parole, il buono pasto è un titolo cartaceo erogato ai lavoratori che ne hanno diritto e il cui valore può essere scambiato esclusivamente con generi alimentai oppure pasti pronti somministrati da determinate attività commerciali.

Come funziona il buono pasto

Hai appena appreso cosa sia un buono pasto, ma come funziona? Si tratta in realtà di un sistema molto semplice e funziona così:

  • l’azienda o l’Ente pubblico li acquistano dalle società che li emettono;
  • l’azienda eroga al lavoratore il numero di buoni pasto maturati in concomitanza col versamento dello stipendio;
  • se si tratta di buoni pasto elettronici viene consegnata una chiavetta che viene caricata mensilmente dall’ufficio amministrazione con l’importo dei buoni pasto maturati;
  • in alcuni casi esistono anche applicazioni che possono essere scaricate sul proprio cellulare e che vengono caricate come nel caso delle chiavette elettroniche;
  • il dipendente può utilizzare i buoni pasto in formato cartaceo oppure elettronico per l’acquisto di alimenti o di pasti pronti presso gli esercizi commerciali convenzionati.

Formati dei buoni pasto

I buoni pasto esistono in tre diversi formati:

  • cartacei;
  • elettronici;
  • digitali.

I buoni pasto cartacei si presentano come voucher su cui appare stampato l’importo spendibile. I lavoratori ricevono un carnet di buoni che corrisponde alla somma maturata durante il corso del mese.

Se l’azienda o l’Ente scelgono invece il formato elettronico, il dipendente riceve una chiavetta elettronica, simile a quelle che si usano negli uffici per acquistare bevande e alimenti dalle macchinette distributrici, e l’importo maturato viene caricato automaticamente, mese per mese, dall’ufficio amministrazione. La chiavetta viene letta dai POS degli esercenti commerciali.

Infine, esistono i buoni pasto digitali che possono essere caricati tramite App direttamente sui dispositivi mobili dei lavoratori. Nel caso dei buoni pasto elettronici o digitali, si risparmia carta e si semplifica la fase di pagamento dei pasti o degli alimenti.

Tagli dei buoni pasto

Ogni buono pasto ha un “valore” nominale. I buoni pasto cartacei valgono ognuno 4 euro mentre quelli in formato elettronico hanno un controvalore pari a 8 euro l’uno.

Per ogni giorno lavorato il dipendente ha diritto a un buono pasto. Non vengono ovviamente conteggiati in caso di malattia, ferie o permessi.

Che dati deve contenere un buono pasto

Che il buono pasto sia cartaceo oppure elettronico o in formato digitale, esso deve contenere i seguenti dati:

  • la ragione sociale del datore di lavoro oppure il codice fiscale;
  • la ragione sociale e il codice fiscale della società che ha emesso il buono;
  • la data di scadenza dell’utilizzo;
  • il valore;
  • la seguente dicitura: «Il buono pasto non è cedibile, né cumulabile oltre il limite di otto buoni, né commercializzabile o convertibile in denaro; può essere utilizzato solo se datato e sottoscritto dal titolare» che viene riportata anche sui buoni elettronici o digitali.

Chi ha diritto ai buoni pasto?

Passiamo ora a uno degli argomenti centrali su questo tema: quali sono i lavoratori che hanno diritto di ricevere, oltre al salario mensile, i buoni pasto?

La risposta è molto semplice: tutti i lavoratori subordinati del settore pubblico e privato con contratto full-time o part-time e i lavoratori con contratto di collaborazione a progetto.

BUONO A SAPERSI: anche quando nel contratto di lavoro non è prevista la pausa pranzo il datore di lavoro deve riconoscere il buono pasto calcolato sulle giornate effettivamente lavorate durante il mese se nel CCNL – Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro – applicato è riconosciuto il diritto del lavoratore a riceverlo. Questo accade in quanto si considera comunque che il lavoratore debba nutrirsi durante la pausa pranzo per poter essere in grado di portare avanti le incombenze lavorative.

Smart working e buoni pasto

A partire dal Marzo del 2020 anche l’Italia ha conosciuto, in massa, la modalità di lavoro in smart working.

E’ accaduto tutto molto in fretta e a causa dell’avvento della pandemia da Covid-19. Altri paesi europei avevano già attivato la modalità di lavoro da remoto ben prima dell’emergenza sanitaria mondiale, poi è arrivata anche da noi l’esigenza di poter continuare le attività produttive senza obbligare i lavoratori a recarsi sul luogo di lavoro.

Anche chi lavora in smart working ha diritto a ricevere i buoni pasto. E’ stato il Ministero del Lavoro, il 7 Dicembre del 2021, a evidenziare la necessità di equiparare i lavoratori da remoto con quelli che si recano sul posto.

Ecco quindi il Protocollo Nazionale sul lavoro in modalità agile emanato dal Ministero, che all’articolo 9 fissa le regole per il pari trattamento dei dipendenti anche per ciò che riguarda i benefit e il welfare aziendale.

In precedenza, comunque, esisteva già una normativa che equiparava i diritti dei lavoratori anche quando essi lavorano da remoto: si tratta della Legge 81/2017, poi sostanzialmente riformata proprio a partire dal 2020.

I vantaggi fiscali per le aziende

I buoni pasto possono essere acquistati dalle aziende, dai liberi professionisti e dalle ditte individuali.

A seconda della tipologia di impresa, esistono dei vantaggi fiscali che sono i seguenti:

  • aziende: Iva detraibile al 4% e voucher deducibili al 100%;
  • liberi professionisti e ditte individuali: i voucher sono detraibili al 75% e l’Iva al 10% ma fino a un limite del 2% del fatturato globale.

In questo modo, le aziende, i liberi professionisti e le ditte individuali che non hanno la mensa interna possono consentire ai propri dipendenti e collaboratori di usufruire comunque di questa agevolazione e contemporaneamente possono scaricare i costi.

Vantaggi per i lavoratori

Per i lavoratori non sono previsti vantaggi fiscali, se non quello che i buoni pasto non concorrono a costituire reddito.

BUONO A SAPERSI: i buoni pasto sono personali, non cedibili e non convertibili in denaro. Inoltre, se si spende uno o più buoni pasto e resta un’eccedenza a credito in favore di chi acquista, non danno luogo al diritto di ottenere il resto, motivo per cui è meglio far bene i conti prima di consegnare i buoni alla cassa.

Cumulabilità: quanti buoni pasto si possono spendere in una volta?

Il limite di utilizzo quotidiano dei buoni pasto è fissato per legge in un tetto massimo di otto. Non è necessario che i buoni siano utilizzati durante le giornate lavorative: si possono spendere anche durante i giorni festivi o nel fine settimana.

Ecco cosa recita la normativa relativa all’utilizzo quotidiano, inserita nel Decreto 122/2017: “Il buono pasto non è cedibile, né cumulabile oltre il limite di otto buoni, né commercializzabile o convertibile in denaro, può essere utilizzato solo se datato e sottoscritto dal titolare”.

Esercizi commerciali presso i quali si possono usare i buoni pasto

Concludiamo le informazioni sui buoni pasto rammentando quali sono gli esercizi commerciali presso i quali è possibile usarli. Essi sono innanzitutto quelli che hanno aderito alla convenzione, e possono essere:

  • bar;
  • ristoranti;
  • siti online per l’acquisto di generi alimentari;
  • supermercati;
  • pizzerie;
  • tavole calde;
  • rosticcerie;
  • mercati:
  • negozi di alimenti e prodotti biologici;
  • agriturismi e imprese agricole con vendita di prodotti alimentari;
  • mense aziendali;
  • spacci aziendali;
  • chioschi.

La cosa importante è verificare prima di procedere al pagamento che l’esercizio commerciale accetti il pagamento in buoni pasto.

Emilia Urso Anfuso

Giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica.
Collabora con Novella2000, il settimanale Visto (interviste a personaggi della politica, della cultura e dello spettacolo) e per altre testate giornalistiche.
Già giornalista del quotidiano Libero per i settori politica, economia e attualità
Collabora con altre testate di informazione
Scrive da diversi anni per i siti di informazione online del Gruppo Puntoblog Media: consumatori.blog, assistenza-clienti.it e lavoratori.blog.
Fondatrice e direttore responsabile, dal 2006, della testata giornalistica di informazione online: www.gliscomunicati.it
Sociologa
Esperta di comunicazione
Ideatrice e conduttrice della trasmissione video MediaticaMente e del ciclo di trasmissioni "Racconti investigativi" insieme al Luogotenente dei crimini violenti del ROS dei Carabinieri Rino Sciuto
I suoi libri sono in vendita su Amazon

4 commenti

  • Dal 1954 data della prima apparizione, da un’idea dell’imprenditore inglese John R. Hack ai nostri giorni. La storia e l’efficienza dei buoni pasto come servizi alle imprese, che fidelizzano il dipendente, comunicano immagine, e finanche risparmio. Eancora la legislazione e la fiscalità. Un’analisi approfondita.e completa, curata con l’autorevolezza e la precisione della dottoressa Emilia Urso Anfuso. Complimenti all’autrice come all’editore che la pubblica.

    • Buongiorno Signor Nunzio, siamo molto onorati di ricevere commenti di apprezzamento come il suo

      Cerchiamo di dare sempre un servizio di informazione approfondita, utile per tutti i cittadini e ancor più, su questo sito, ai lavoratori e ai datori di lavoro

      Contiamo che continuerà a seguirci e a leggere i nostri articoli e guide di approfondimento

      Un cordiale saluto

  • Grazie per questa esaustiva trattazione del ”buono pasto”
    Anche in questo caso ho appreso molte info che non conoscevo.
    Dino Raro

    • Grazie a lei, Dino
      Siamo contenti di fornire informazioni utili ai nostri lettori: è lo scopo della professione giornalistica e di siti di informazione come Lavoratori.blog

      Un cordiale saluto

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