Brexit sta per Britain Exit ed individua il processo di uscita del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord dall’Unione Europea.
In questo articolo si parla di:
Cenni storici
L’adesione all’UE, risalente al 1° gennaio 1973, è da sempre stata caratterizzata da comportamenti contradditori e ripensamenti perché il Regno Unito – composto da Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda – ha fin dall’inizio mal sopportato l’ingerenza dell’UE nella propria politica interna.
Sintomatica, infatti, è stata la decisione di non aderire all’euro, conservando l’autonomia nella gestione della propria valuta, la sterlina britannica.
Tutto iniziò nel 2016 quando il leader del partito conservatore e primo Ministro David Cameron, nel febbraio dello stesso anno chiuse un accordo con Bruxelles.
La conseguente scelta di ricorrere ad un referendum popolare, consultivo e non vincolate, doveva avere la finalità di mostrare a Bruxelles che il Regno Unito stava valutando seriamente l’ipotesi dell’uscita dall’UE e, quindi, di ottenere margini di manovra più ampi e rendere più propenso alla trattiva la controparte.
Infatti, egli stesso, da buon conservatore, era contrario all’uscita dall’UE perché non costituiva in quel momento un suo obiettivo politico.
E così il referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’UE si svolse il 23 giugno 2016 e il risultato vide i favorevoli all’uscita dall’UE vincere con un peso del 51,9%.
Dato che il referendum era ti natura consultiva, in seguito fu necessaria una specifica legge con cui venne avviata l’applicazione dell’articolo 50 e il conseguente negoziato.
La notifica della Brexit è avvenuta il 29 marzo 2017 e due anni esatti dopo è fissata la data entro cui la procedura verrà conclusa, cioè il 29 marzo 2019.
Questa è la data spartiacque in seguito alla quale cambieranno molte cose per coloro che vorranno recarsi nel Regno Unito per brevi e lunghi periodi o in via definitiva.
Di fatto il Regno Unito non farà più parte dell’Unione Europea, ciò significa che gli italiani che vi si recheranno saranno a tutti gli effetti degli extracomunitari.
Attualmente, i cittadini europei sono liberi di entrare e circolare nel Regno Unito, possono studiare ed entrare e uscire liberamente dal mercato del lavoro.
La situazione attuale è destinata a cambiare il 30 marzo 2019, anche se per 21 mesi verrà mantenuto un regime transitorio che scadrà definitivamente il 31/12/2020.
In questo periodo, comunque, verranno avviati i negoziati in tema commerciale e sulla circolazione delle persone.
Come cambiano le opportunità per i cittadini europei in tema di studio e lavoro
Dal punto di vista pratico la situazione cambierà e non di poco. I cittadini europei non avranno diritto ad alcuna priorità rispetto a quelli provenienti da altri paesi.
Infatti, il sistema tenderà a limitare l’immigrazione sulla base delle qualifiche lavorative, senza tenere conto del Paese di provenienza. La valutazione interesserà le competenze professionali che occorrono realmente al Regno Unito e che gli immigrati saranno in grado di apportare.
Quindi, la situazione sembra più complessa per i lavoratori meno qualificati, come il personale di servizio di bar, ristoranti e strutture alberghiere.
I cittadini europei potranno ancora entrare nel Regno Unito, anche senza avere un contratto di lavoro, grazie ad un visto temporaneo della durata massima di 12 mesi. Non sono contemplati neanche i ricongiungimenti familiari.
La regola, che può comunque essere soggetta a deroghe a seconda della tipologia di manodopera occorrente, prevede che scaduto il termine, il cittadino europeo debba far ritorno nel proprio Paese ed attendere altri 12 mesi prima di ritornare nel Regno Unito.
Invece, i lavoratori qualificati – è il caso ad esempio del personale medico-sanitario e scolastico – potranno andare a lavorare nel Regno Unito con un visto della durata di 5 anni, al termine dei quali sarà possibile avviare l’iter di riconoscimento della cittadinanza.
L’aspetto positivo è che nella bozza di “Libro bianco” non è più contemplata la soglia del reddito minimo di 30 mila sterline da possedere.
In ogni caso, ogni europeo che arrivi nel Regno Unito fino al 29 marzo 2019, avrà diritto di restarci a tempo indeterminato. Ciò vale anche per gli studenti, per i quali sono previste regole a parte.
Infatti, gli studenti potranno entrare nel Regno Unito, senza particolari problemi, per 6 mesi dopo aver conseguito la laurea, mentre i dottorandi avranno più tempo, cioè 12 mesi.
Documenti e residenza per i cittadini europei
Per quanto riguarda i turisti dell’UE, per 6 mesi non occorrerà alcun visto. Si potrà entrare e circolare liberamente con la carta d’identità valida per l’espatrio, anche se si consiglia l’uso del passaporto se non disponete della carta d’identità elettronica.
Gli europei nel Regno Unito sono circa 3 milioni, dei quali circa 6oo mila italiani. Non tutti gli italiani presenti sul suolo britannico sono iscritti all’AIRE, cioè l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero.
Si consiglia, per coloro che soddisfano i requisiti, di completare la procedura se intenzionati a rimanerci. Infatti, l’iscrizione all’AIRE è qualcosa che attribuisce data certa ai diritti pregressi maturati in epoca ante Brexit.
Infatti, Adrian Berry, esperto inglese sulle leggi che riguardano l’UE, intervistato dal giornale Londra Italia, fondato e diretto da Francesco Ragni, ha dichiarato
“Gli italiani che vivono già nel Regno Unito potrebbero essere suddivisi tra coloro che hanno scelto di registrare la propria residenza in un paese EU e coloro che non lo hanno fatto. Al momento entrambi hanno il diritto di vivere nel Regno Unito ma solo chi si è registrato può provarlo legalmente. In caso di Brexit questi documenti saranno utili a dimostrare che si era residenti già prima dell’uscita dell’UK dall’Unione Europea. Tutti gli italiani, sia coloro che vivono nel Regno Unito da decenni sia chi è appena arrivato, saranno soggetti ai controlli sull’immigrazione. La legge su questo argomento sarà applicata a tutti coloro i quali non sono cittadini Britannici e si trovano sul suolo UK, sia registrati all’AIRE oppure no” (qui la fonte).
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