La scuola dell’infanzia, o scuola materna, è quella riservata ai bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni. Si tratta della prima tappa del percorso educativo-scolastico della loro vita, che riveste un’importanza fondamentale nello sviluppo e nella crescita.
La professione è svolta prevalentemente da educatrici, soprattutto nella primissima fascia d’età dei piccoli alunni ma, ovviamente, l’accesso è aperto ad ambedue i sessi.
In questo articolo si parla di:
L’accesso alla professione di maestra/o d’asilo: requisiti e attitudini
I titoli di accesso all’insegnamento rappresentano il requisito base per poter insegnare nella scuola italiana. Nella scuola dell’infanzia i titoli di studio da possedere sono, alternativamente, i seguenti:
- Laurea in Scienze della formazione primaria (art. 6, Legge 169/2008);
- Diploma Magistrale o Diploma di Liceo Socio-Psico-Pedagogico o Diploma sperimentale a indirizzo linguistico, conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002 (DM 10 marzo 1997).
Ai sensi dell’art. 6 della L.169/08, infatti:
“l’esame di laurea sostenuto a conclusione dei corsi in scienze della formazione primaria istituiti a norma dell’articolo 3, comma 2, della legge 19 novembre 1990, n. 341, e successive modificazioni, comprensivo della valutazione delle attività di tirocinio previste dal relativo percorso formativo, ha valore di esame di Stato e abilita all’insegnamento nella scuola primaria o nella scuola dell’infanzia, a seconda dell’indirizzo prescelto”.
Il corso di laurea ha durata quinquennale ed è a numero chiuso e rappresenta l’unico modo possibile per abilitarsi alla professione, successivamente all’anno scolastico 2001/2002.
La particolarità della professione esige che, oltre al possesso del titolo che consente l’accesso alla professione, la speciale predisposizione necessaria per lavorare con bambini molto piccoli. È, infatti, un lavoro che si deve svolgere solo se si è portati e, soprattutto, deve piacere, per l’importanza della funzione che si è chiamati ad assolvere e che non si deve mai neanche per un attimo sottovalutare. Pertanto, è fondamentale possedere una buona riserva di pazienza, creatività, empatia, avere un carattere aperto e solare che riesca ad adattarsi e gestire gli imprevisti senza stress.
Non è un lavoro come tutti gli altri, perché lavorando a stretto contatto con i bambini, si ha nelle proprie mani la possibilità di incidere direttamente sulla loro crescita e sullo sviluppo formativo, intellettuale e cognitivo e sulla loro sfera emotiva che attiene alla socializzazione, alla capacità di creare relazioni interpersonali, e molto altro.
La fase del reclutamento e dell’immissione in ruolo nella scuola dell’infanzia
Il reclutamento avviene successivamente al buon esito del Concorso nazionale, indetto su base regionale, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. La prova d’esame è costituita da un esame scritto e orale e, in seguito alla valutazione della prova e dei titoli, viene redatta una graduatoria di merito che verrà usata, fino ad esaurimento, per l’immissione in ruolo.
Se le domande di partecipazione sono superiori a tre volte il numero dei posti disponibili, allora è prevista una prova pre-selettiva. La valutazione si articola su un massimo di 100 punti, a disposizione della commissione esaminatrice, suddivisi come di seguito: 40 punti per la prova scritta; 40 punti per la prova orale; 20 punti per i titoli.
Il reclutamento potrà avvenire nel limite del 50% dalla graduatoria del Concorso e nel restante 50% dalla graduatoria ad esaurimento. Nel momento in cui stiamo scrivendo, si è in attesa che venga bandito il concorso ordinario per la scuola dell’infanzia, mentre è in corso il concorso straordinario, pubblicato nel mese di novembre 2018.
Il concorso ordinario dovrebbe uscire a breve e conterrà un bando per circa 10.813 posti.
Possibilità di guadagno e di collocamento della maestra/o d’asilo
Il motivo principale di scegliere la professione di insegnante della scuola d’infanzia non ha a che fare con la possibilità di percepire stipendi elevati. Infatti, la professione è regolata dal contratto collettivo della Scuola che prevede, per gli insegnanti dell’infanzia, una fascia retributiva, suddivisa in 6 livelli, che va da un minimo di euro 20.141,20 ad un massimo di euro 29.420,92.
Tali importi costituiscono il trattamento minimo lordo su base annuale per tredici mensilità. Pertanto, lo stipendio netto mensile oscilla da 1.000 euro fino ad un massimo di 1.400 euro, circa. Tali possibilità economiche si riferiscono alla qualifica di dipendente pubblico relativamente alla professione esercitata presso le strutture statali.
Una possibilità alternativa riguarda l’esercizio della professione presso strutture private. In questi casi i requisiti minimi per l’accesso possono essere più facilitanti rispetto al collocamento presso strutture pubbliche. Cioè può non essere richiesto come obbligatorio il titolo di studio di laurea e la richiesta potrebbe essere limitata al diploma e alla certificazione rilasciata dalla Regione o da Enti privati, in seguito ad un percorso formativo di durata variabile e compresa tra i 6 mesi e un anno.
La validità di queste certificazioni è però limitata alle sole strutture scolastiche private. In genere, il buon esito del corso di formazione conferisce il titolo di Educatore per la Prima Infanzia o Assistente Infantile, ed è una cosa diversa dall’abilitazione rilasciata dall’esame di laurea in Scienze della formazione primaria. Tale titolo, come risulta ovvio, è di livello inferiore e conseguentemente le retribuzioni percepibili in virtù di un rapporto di lavoro subordinato sono inferiori rispetto al settore pubblico.
Ulteriormente, il contratto collettivo è di tipo privato e non è uno unico, come invece accade per la scuola. Comunque, coloro che possiedono la certificazione rilasciata dagli Enti locali o privati, possono lavorare negli asili e il titolo risulta spendibile anche ai fini della partecipazione a bandi di concorso in strutture che offrono servizio baby parking e ludoteche.
L’attività può essere svolta in ambito privato anche in forma automa. In questo caso, si è titolari di un’attività in proprio e si è responsabili del servizio educativo, della gestione del personale, degli orari di apertura e chiusura, della gestione organizzativa ed amministrativa, compresa la materia sicurezza, primo soccorso e trattamento dei dati personali.
Si deve provvedere, direttamente o tramite studi esterni, anche alla gestione della contabilità, agli adempimenti fiscali, alla gestione del sito internet, ai rapporti con enti pubblici, se con loro ci si relaziona in seguito a servizi educativi appaltati, e così via. Tale attività è molto più complessa e più rischiosa e il guadagno è incerto, dipendendo unicamente dalle proprie doti imprenditoriali.
I lati positivi ci sono, ma riguardano quasi essenzialmente la facoltà di organizzare il proprio tempo in totale autonomia.
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